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SINDROME CINESE
(THE CHINA SYNDROME)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 8 novembre 1979
 
di James Bridges, con Jane Fonda, Jack Lemmon, Michael Douglas (Stati Uniti, 1979)
 

Pregi e limiti di un certo cinema americano sono splendidamente esemplificati da questo film. I primi nascono da quella che è la prerogativa principale di quel cinema, il segreto, se vogliamo chiamarlo così, della sua riuscita nel tempo, il marchio che lo distingue da ogni altro tipo in circolazione nel mondo, la professionalità. II prodotto cinematografico americano (anche quello di serie B, il che ne spiega l'interesse) nasce innanzitutto dalla volontà di ottenere un risultato professionalmente finito. Dagli elettricisti agli attori, dal costumista al direttore della fotografia si richiede l'optimum del mestiere. Una volta rincorsa la qualità del prodotto, si otterrà eventualmente un secondo risultato: il cosiddetto messaggio, l'ideologia, la poesia. Nel resto del mondo succede il contrario: si parte con la volontà di fare un film d'arte, un film poetico, un film militante.

La conseguenza di tutto ciò è che al prodotto americano si finisce col riconoscere “almeno” una sua fattura impeccabile. Quante volte, ad esempio, ci si è sorpresi durante la proiezione di un film con una storia nulla su dei personaggi nulli a cercare altre verità sullo sfondo della pellicola, magari la realtà di una vita di provincia, di un ambiente insolito, di un clima musicale o cromatico? Mentre nel film partito con ambizioni trascendentali non ritroviamo spesso il messaggio o la poesia; né, tantomeno, il risultato di una somma di prestazioni artigianali che nessuno si è sognato di impostare. Tutti i pregi di Sindrome cinese nascono da questa onestà professionale americana. Sappiamo tutti, ormai, che la fama del film proviene dal fatto di aver anticipato (di dieci giorni, esattamente) la successione drammatica degli avvenimenti accaduti nel celebre incidente della centrale nucleare di Harrisburg. Con una precisione agghiacciante, gli autori del film (gli attori “militanti” Jane Fonda e Michael Douglas, il figlio di Kirk; il regista James Bridges) avevano elencato nella finzione quello che la realtà confermava entro brevissimo tempo. Sindrome cinese diventava così il primo film “catastrofe” del cinema legittimato dalla vita di tutti i giorni.

Ma l'efficacia del film proviene dall'entusiasmo polemico degli autori, da un soggetto di clamorosa attualità, da una sceneggiatura che utilizza le leggi dello spettacolo per ottenere fini utilitaristici, da una regia che si spersonalizza per guadagnare in chiarezza, da una recitazione che si ricollega al discorso sul mestiere di cui sopra. Grazie a tutto ciò il film raggiunge perfettamente il proprio scopo: sensibilizzare l'opinione pubblica sui rischi dell'impiego anche pacifico del nucleare. E' probabile che Sindrome cinese, proiettato da noi qualche tempo prima della votazione dello scorso anno, avrebbe modificato sensibilmente i risultati della stessa….

Il filmdi Bridges è anche qualcosa di più: accanto al tema della centrale, dell'incidente che si vuole minimizzare, gli autori hanno sviluppato quello dell'industria dell'informazione. Jane Fonda è redattrice e presentatrice di una trasmissione di grande successo presso una rete televisiva privata americana: quando scopre la magagna della centrale nucleare sarà sottoposta ad un tipico ricatto, rinunciare alla denuncia, o perdere il posto dalla emissione di successo. Ecco quindi che il film si trasforma in una riflessione su due tecnologie: quella dell'atomo e quella dell'informazione, dominate da una medesima legge del profitto. E questo tema, l'uomo contemporaneo posto dinnanzi al potere di chi detiene le chiavi della tecnologia, è troppo importante perché non si riconosca agli autori del film il merito di averlo sviluppato in un'opera di larga fruizione spettacolare.

Poiché è facile rovesciare i valori, è chiaro che in questo senso risiedono anche i limiti del film. E, se vogliamo, di una scuola e di un genere che, quando non sono sorretti dal lievito di un genio, o almeno di un talento inventivo, scadono nel semplicismo. Le immagini di Sindrome cinese compiono diligentemente il proprio dovere, ma è chiaro che non elevano mai il film a livelli superiori: l'inquietudine è dettata dagli avvenimenti descritti ma mai (come in Hitchcock, per esempio) dalla qualità delle immagini. Ed è certo che quel secondo tipo di magia è ben più prezioso e, alla lunga, più efficace del primo.


   Il film in Internet (Google)

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